“L'occhio attento per i particolari per far conoscere e rinascere le bellezze della Calabria”

Lun, 26/08/2013 - 11:39

Domenico Marino, per gli amici e per la firma d’arte noto a tutti come “Mico” Marino. Originario di Motticella (RC) paesino addentrato della costa Jonica incastonato ai piedi del Monte Scapparrone. L’occhio attento e vigile del Pittore Calabro in passato è caduto spesso nei suoi dipinti su scenari e scorci architettonici mirabili, mettendo in evidenza le innumerevoli bellezze artistiche e storiche di tutta l’Area Grecanica della Calabria Jonica. Molte visoni nascoste, intime, quasi segrete ed ai molti completamente sconosciute; come i magnifici dipinti sugli scorci dell’antico centro Storico del Paesello di Ferruzzano Superiore (RC).
Una sessantina di tele sulle quali Mico ha voluto perfettamente riprodurre ai tempi ogni angolo del bel paesello, costituito dalle piccole casette in mattoni pieni e pietre a faccia vista, addossate una alle altre tra le stradine varie, scalette, porticati, archi, balconate belvedere su tutta la vallata verso il mare.  
Ad oggi l’antico Ferruzzano si presenta completamente svuotato della sua cittadinanza, trasferita totalmente nella frazione Marina più popolata distante 9 Km. In fase di evidente degrado a causa di una non idonea tutela del patrimonio architettonico ed artistico da parte dell’Amministrazione locale. Marino nei suoi dipinti fotografa l’antico splendore che fu, ne ridà oggi risalto e il valore che merita ogni sua parte . Riproduce ogni minimo dettaglio con enfasi e una maniacale precisione, ingressi di case, balconcini, scale bizzarre, terrazze, finestre con panni stesi al sole cocente. Riproduce mirabilmente ogni mattone, ogni pietra, ogni forma iregolare che non sta li per caso. Ogni uscio, ogni architrave e i tetti rossi composti dalle “ciaranide” antiche tegole di coccio. Rifiniture architettoniche ed artistiche presenti in diversi ed importanti palazzi dell’antica borghesia Ferruzzanese. Nei sui dipinti vengono magistralmente evidenziate al sole i colori delle pietre, la materia, o coperte lievemente dal velo leggero di giochi d’ombra.
Marino riproduce gli antichi portoni in legno adornati da intagli fatti a mano, lampioni per strada, archi, travi e capitelli di balconi o finestre ed inferriate  in ferro battuto lavorate artigianalmente. Il tutto come se fossero fotografie della realtà di oggi e non dipinti di ieri. Evidenzia magistralmente la disomogeneità costruttiva di materiali, di colori, di forme, caratteristica costruttiva del luogo in un’epoca fiorente ormai perduta. Osservando questi scenari si immaginano pezzi di vita quotidiana, di quando le donne e le “commari”, curavano gli ingressi delle proprie case con fiori ed ornamenti vari e sedevano fuori le case per ore lavorando all’uncinetto o preparando conserve di ortaggi per l’inverno. Quando ancora si respirava una vita quotidiana in condivisione tra la gente dove il bel salotto era per strada davanti l’ingresso delle proprie case, quando ancora vi era una piena socialità ormai perduta. Il pittore ha scelto molti anni fa questo luogo  perché ha qualcosa da raccontare che non tutti sanno, una suggestione palpabile osservando attentamente il tutto.
Ricco di innumerevoli aspetti artistici, storici ed architettonici di immenso valore da rivalutare e far conoscere ancora oggi. Passeggiando tra le stradine del paese strette o ripide le prospettive sono infinite, si susseguono scenari diversificati su queste antiche case, sulle loro storie che racchiudono segretamente, sui famosi “catoj” ossia le cantine utilizzate per conservare fresco il vino nelle botti di legno, o adibiti ad antichi frantoi con la macina in pietra, o ancora come luoghi di riparo per i propri animali domestici. Magistralmente Marino non si è fatto sfuggire alcuna di queste scene, in un luogo diversificato di emozioni e li fa rivivere una ad una immortalandole con i suoi tenui acquarelli nell’eternità. Riproduce tutto perfettamente, le crepe sui muri in pietra o i cespugli di “inula viscosa” utilizzata per effimeri scopini per spazzolare i fichi d’india dopo la raccolta. Osservare attentamente i suoi dipinti è come fare una passeggiata nel passato nell’antico centro storico del bel paesello, ridandogli ancora ciò che ha perso per barbara incuria e non ha più ormai da tempo: vita, valore e rispetto.

 

Autore: 
Domenico Spanò
Rubrica: 

Notizie correlate