Arriva "Yesterday's waves” album d’esordio dei Kessler, band di Siderno

Lun, 14/08/2017 - 16:50

I Kessler sono una band calabrese, che padroni di un equilibrio tra distorsioni e melodia, fanno del grunge e dello stoner i loro mezzi di espressione e di rabbia nei confronti del mondo.

Nato a Siderno (RC), il trio è composto da Gianni Cusumano (voce e chitarre), Francesco Calivi (batteria) e Domenico Catalano (basso). Dopo una lunghissima gavetta in varie band e centinaia di km macinati facendo concerti in ogni dove, i musicisti, a partire da maggio 2016, si riuniscono in trio (la formazione era nata come duo) e dalla fine di luglio 2016 entrano in studio per registrare la loro opera prima. Nel frattempo, dopo la collaborazione con Alessandro Pullano al basso per il demo, entra in pianta stabile alle quattro corde il bravissimo Domenico Catalano.
E, finalmente, in questi giorni esce il loro esordio sulla lunga distanza, l'intenso  e bellissimo Yesterday's Waves!
Ad ascoltare questo lavoro non si può non pensare a Nirvana e Queens Of The Stone Age: si sente la stessa energia che si fa strada tra armonie e distorsioni. I cantati sono perfetti ed è bello scoprirli quando la furia un poco si placa, quando il grunge, unito allo stoner lascia lo spazio alle parole e ai messaggi.
L'album è un tutorial su come e dove indirizzare la propria rabbia. Dieci tracce potenti, in cui le acide chitarre e la voce di Gianni Cusumano si intersecano alla perfezione con il vigoroso e preciso drumming di Francesco Calivi e il basso di Domenico Catalano.
Il lavoro esprime rabbia si, ma rabbia grezza che non si disperde, e che viene canalizzata con maestria dal gruppo. Un'energia positiva che si modella intorno al tessuto sonoro e al contenuto delle canzoni.
Il disco si apre con Intro, un breve, ma  intenso strumentale. Si procede con Don't Say I'm An Alcoholist, Say I'm A Strong Drinker, il pezzo che forse più profuma dei già citati Queens Of The Stone Age. Life List, il migliore del lotto, è un elenco esplosivo di ragioni che portano alla seguente conclusione: tempi di merda. Si procede spediti con Someday, dove invece sono forti gli echi dei Nirvana, tocca poi ad Hangover Ballads, dove si percepisce anche l'uso del mellotron (strumento a tastiera divenuto popolare nei '60 e nei '70, simile ad un sampler) e da qui in poi il  cantato si fa paurosamente simile a quello di Cobain, e le ritmiche diventano serrate e poderose, pronte a spazzare via tutto quello che si palesa davanti.
I pezzi citati (la prima parte dell'album cioè), secondo il mio modo di sentire, sono i migliori del lavoro, ma anche The Last Dinner, Sky Song, I Feel Like e Superstar non sono da meno.
Per il sottoscritto, che è venuto su musicalmente ascoltando questo genere, sentire dei suoi conterranei eseguirlo con tale naturalezza è stato a dir poco entusiasmante!
Un album che consiglio caldamente a tutti quanti, un ascolto ricco di stimoli e spunti di riflessione che fa intravedere un futuro pieno di soddisfazioni!
Se vengono a suonare dalle vostre parti non perdeteli, dal vivo sono davvero pazzeschi...e chissà, magari tra qualche anno li vedremo suonare a Reading, al Lollapalooza o al Coachella.
E come disse qualcuno "Hey hey, my my, Rock and roll will never die”!

Fabio Noce

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