Casignana: ecco la relazione sullo sciglimento del Comune

Mar, 14/05/2013 - 10:15

Pubblichiamo la versione integrale della relazione del decreto del Presidente della Repubblica 17 aprile 2013 che contiene le motivazioni dello scioglimento del comune di Casignana.

Al Presidente della Repubblica        
Nel comune di Casignana (Reggio Calabria) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata che  hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialità degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 15 e  16  maggio  2011, nonché il buon andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento dei servizi. All'esito di indagini di polizia giudiziaria avviate dalla locale Procura distrettuale antimafia, nel corso  della  quale  sono  emersi elementi indicativi di possibili collegamenti  tra  l'amministrazione comunale in carica e la criminalità organizzata, il primo  cittadino è stato destinatario, dal 24 novembre 2011 al 6 marzo 2012,  di  una misura di custodia cautelare  in  quanto  responsabile  di  reati  in materia di traffico e smaltimento di rifiuti.      Il sindaco del comune di Casignana era già stato interessato di un'informazione  di  garanzia,  relativa  ad  un  altro  procedimento penale, ancora  in  corso,  per  il  reato  di  concorso  esterno  in associazione per delinquere di tipo mafioso per essersi  rivolto,  in occasione di una tornata elettorale, ad un locale capo cosca al  fine di ottenere l'appoggio  dell'organizzazione  criminale  dallo  stesso diretta. Sulla base di tali circostanze il prefetto di Reggio Calabria  ha disposto, con decreto del 5 luglio 2012,  successivamente  prorogato, l'accesso presso il comune,  ai  sensi  dell'art.  1,  comma  4,  del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629,  convertito  dalla  legge  12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.      All'esito dell'accesso ispettivo il prefetto, su conforme  parere del comitato  provinciale  per  l'ordine  e  la  sicurezza  pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica f.f. presso  il  Tribunale  di  Reggio  Calabria,  ha  redatto  l'allegata relazione in data 30 gennaio 2013, che costituisce  parte  integrante della presente proposta. Con  la  citata  relazione  il  Prefetto  di Reggio Calabria da' atto della sussistenza  di  concreti,  univoci  e rilevanti  elementi  su  collegamenti  diretti  ed  indiretti   degli amministratori  locali  al  tempo  in  carica  con  la   criminalita' organizzata di tipo mafioso  e  su  forme  di  condizionamento  degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione  della misura prevista dall'art.  143  del  citato  decreto  legislativo  18 agosto 2000, n. 267. I lavori svolti  dalla  commissione  d'indagine  hanno  preso  in esame, oltre  all'intero  andamento  gestionale  dell'amministrazione comunale, la cornice criminale  ed  il  contesto  ambientale  ove  si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti  tra  gli amministratori e le locali cosche ed  hanno  evidenziato  come  l'uso distorto della cosa pubblica si sia  concretizzato,  nel  tempo,  nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od  indirettamente ad ambienti malavitosi, per l'esistenza di  una  fitta  ed  intricata rete di parentele, affinita', amicizie  e  frequentazioni,  che  lega alcuni amministratori ad esponenti delle locali consorterie criminali o a soggetti ad esse contigui.Il comune di Casignana è ricompreso in  un  ambito  territoriale notoriamente caratterizzato dalla radicata e  pervasiva  presenza  di organizzazioni criminali, con un raggio  di  azione  che  si  estende anche ad altri comuni della provincia per i quali lo Stato è dovuto recentemente intervenire  disponendo  lo  scioglimento  dei  relativi consigli ai sensi dell'art. 143 del  citato  decreto  legislativo  18 agosto 2000, n. 267.      Sul territorio del comune di  Casignana,  di  ridotte  dimensioni demografiche, insiste una  discarica  consortile,  per  la  quale  il comune beneficia di importanti contributi e che rappresenta  uno  dei siti consortili piu' importanti della regione, nel quale conferiscono i comuni della locride ed anche, in  alcuni  periodi,  il  comune  di Reggio  Calabria.   Il   sito   ambientale   rappresenta   l'elemento preponderante  dell'attivita'  politico   amministrativa   dell'ente, intorno alla quale  si  muovono  la  maggior  parte  degli  interessi economici  della  zona  e,  conseguentemente,  anche   quelli   della criminalita' organizzata.      Le  indagini  ispettive   hanno   evidenziato   una   sostanziale continuita' nelle amministrazioni che si sono  succedute  alla  guida dell'ente: l'attuale sindaco e' al secondo mandato consecutivo  e  un consistente numero di amministratori eletti nel 2011 ha fatto parte a diverso titolo, sin dall'anno 2001, degli organi dell'ente.      La compagine eletta comprende, peraltro, alcuni amministratori il cui profilo e' connotato da precedenti di polizia e  risultano,  come evidenziato,  vicini  o  contigui  alle  potenti  cosche   malavitose operanti nel territorio. Uno degli amministratori e', anche, socio di una ditta risultata positiva ai controlli antimafia.      Gli stessi  contenuti  della  menzionata  ordinanza,  concernente l'applicazione  della  misura  cautelare  emessa  nei  confronti  del sindaco e di altri soggetti operanti a vario titolo nell'ambito della discarica hanno fatto  emergere  palesemente,  come  si  vedrà  pi diffusamente in seguito, la  sussistenza  di  cointeressenze  tra  il citato  amministratore  e  la  criminalita'  organizzata  che   hanno prodotto, come effetto, lo sviamento dell'attivita' amministrativa.      La relazione redatta dalla  commissione  d'indagine,  avvalendosi anche   delle   risultanze   dell'attivita'   svolta   dall'autorita' giudiziaria, ha evidenziato un  diffuso  quadro  di  illegalita',  in diversi settori  dell'ente  locale  che  unitamente  ad  un  generale disordine amministrativo, si sono rivelati funzionali al mantenimento di  assetti  predeterminati  con   soggetti   organici   o   contigui all'organizzazione camorristica egemone.      Tali modalita' operative, che hanno avuto origine  nel  corso  di precedenti consessi e  sono  proseguite,  consolidandosi  negli  anni successivi, risultano evidenti in una serie di procedure  irregolari, concernenti la gestione della discarica comunale, il ripetuto ricorso alle procedure di somma urgenza in assenza  dei  requisiti  richiesti dalla   vigente   normativa,   l'anomala   ed   irregolare   gestione dell'ufficio economico finanziario.      Per quanto attiene al primo degli aspetti evidenziati le indagini giudiziarie hanno posto  in  rilievo  che  i  rifiuti  solidi  urbani sarebbero  stati  conferiti  e  ammassati  in  aree  della  discarica consortile non autorizzate  e  senza  il  prescritto  isolamento  dal terreno mentre, al fine di ridurre i costi di gestione  e  conseguire indirettamente  un  ingiusto  profitto,  il  percolato  prodotto  dai rifiuti sarebbe stato smaltito con modalita' non idonee. La  raccolta del percolato, effettuata  in  violazione  della  vigente  normativa, avrebbero determinato lo  sversamento  dello  stesso  in  un  attiguo vallone, fino ad arrivare nei pressi della spiaggia  con  conseguenti effetti negativi sull'ambiente circostante.      Inoltre, attraverso accordi illeciti, dei quali il sindaco ed  il responsabile  della  societa'  che  gestisce  la  discarica  erano  a conoscenza, sono stati introdotti nell'area  consortile  rifiuti  non autorizzati.      La relazione dell'organo ispettivo ha posto in rilievo  come  per tale importante servizio,  effettuato  non  solo  per  il  comune  di Casignana  ma,  come  evidenziato,  anche  per  altri   enti   locali limitrofi, i vertici dell'amministrazione comunale, in particolare il primo  cittadino  e  componenti  dell'apparato  burocratico   abbiano operato in spregio agli obblighi di vigilanza  e  controllo  ed  anzi abbiano posto acquiescenza e assecondato le innumerevoli inadempienze amministrative e gestionali riscontrate. E' inoltre stato  contestato come l'amministrazione comunale non abbia predisposto un piano per il progressivo smaltimento delle sostanze inquinanti, attivita'  per  la quale vengono erogati consistenti fondi pubblici.      Gli organi politici e  i  componenti  dell'apparato  burocratico, ciascuno per i  propri  ambiti  di  competenza  non  risulta  abbiano contestato  alla  societa'  che  gestisce  l'impianto   le   numerose inadeguatezze e illiceita' gestionali  riscontrate  nel  corso  delle indagini;  la  stessa  societa'  ha  anzi  continuato  a  gestire  la discarica pur se, a decorrere dal  gennaio  2009,  non  era  piu'  in possesso  della  prescritta  iscrizione  all'albo  nazionale  gestori ambientali nella categoria richiesta.      Elementi univoci che attestano il condizionamento posto in essere dalla criminalita'  organizzata  nei  confronti  dell'amministrazione comunale sono emersi dall'analisi delle aziende che, a vario  titolo, hanno effettuato lavori o svolto servizi nell'ambito delle  attivita' connesse alla gestione della discarica; alcune di queste aziende sono risultate  positive  ai   controlli   antimafia   o   sono   comunque riconducibili ad ambienti criminali.      Tra le procedure analizzate particolarmente  significativa  dello sviamento dell'attivita' amministrativa dai principi di legalita'  si e' rivelata  quella  concernente  il  progetto  per  il  recupero  di volumetrie per il deposito di materiale nella discarica.      Come accertato nel  corso  dell'accesso  ispettivo,  il  progetto originario e' stato  successivamente  frazionato  in  tre  diverse  e separate procedure negoziate concernenti, rispettivamente, lavori  di movimentazione  terra,  di  impermealizzazione   del   lotto   e   di realizzazione di una vasca per la raccolta del percolato al  fine  di sottrarre, quella che avrebbe dovuto essere una gara  unitaria,  alla stazione unica appaltante.      Tale soluzione, in aperta violazione del codice degli appalti, ha consentito  di  fare  ricorso  alla  procedura  negoziata,  pur   non ricorrendone nel caso di specie i presupposti di legge ed ha permesso di eludere la richiesta di documentazione antimafia, che la  stazione unica  appaltante  avrebbe  disposto,  in  forza  del  protocollo  di legalita' stipulato con la prefettura.      Come evidenziato nella relazione del prefetto, l'esame effettuato sulle attivita' amministrative inerenti la gestione  della  discarica si e' rivelato estremamente difficoltoso, a causa  di  una  serie  di anomalie concernenti l'estrema sommarieta' delle  iniziative  assunte nel  tempo  e   l'imprecisione   degli   adempimenti   amministrativi effettuati.      E' stato  inoltre  sottolineato  come,  spesso,  i  provvedimenti adottati  siano  carenti   di   motivazioni   logico   giuridiche   e contraddittorie.      E' il caso  di  due  determine,  adottate  nello  stesso  giorno, concernenti l'impegno di  spesa  da  effettuarsi  per  una  procedura d'appalto  concernente  il  ritiro,  trasporto  e   smaltimento   del percolato della discarica.      La prima determina  e'  stata  successivamente  revocata  con  la motivazione che le  somme  impegnate  risultavano  insufficienti  per l'espletamento del servizio; tuttavia, un attento esame della seconda determina, non revocata,  ha  posto  in  rilievo  che  le  somme  ivi riportate sono comunque inferiori rispetto a  quelle  previste  nella prima determina oggetto di revoca.      Una  generale  condizione  di  confusione  e   irregolarita'   ha caratterizzato anche altre procedure concernenti lo  smaltimento  del percolato.      L'esame svolto ha posto in rilievo come in tale ambito  si  siano succedute delibere e determine  non  trasparenti,  contraddittorie  e ripetitive e come tale servizio sia stato affidato, in  taluni  casi, senza la preventiva  sottoscrizione  di  alcun  contratto  mentre  la societa' affidataria e' stata  liquidata  su  semplice  presentazione della relativa fattura.      E' emerso inoltre come gli organi amministrativi, pur a fronte di un  evidente  inadempimento  contrattuale  operato   dalla   societa' incaricata della gestione e  dello  smaltimento  del  percolato,  non abbiano disposto alcuna iniziativa  a  salvaguardia  degli  interessi dell'ente e delle altre comunita' locali interessate  venendo  quindi meno agli obblighi di vigilanza e controllo.      L'evidenziato contesto ambientale, notoriamente caratterizzato da un'elevata  presenza  di  esponenti  della  criminalita'  organizzata avrebbe richiesto dovuti e  idonei  criteri  per  l'individuazione  e l'affidamento dei  lavori;  la  riscontrata  carenza  ha  permesso  a soggetti e aziende vicini alla criminalita' organizzata  di  ottenere l'affidamento di lavori connessi alla gestione della discarica.      Piu' in particolare alcune  di  queste  societa',  tra  le  quali figura anche quella di cui e' socio un consigliere di minoranza, sono risultate positive ai controlli antimafia.      Anche la societa' incaricata della gestione del  sito  ambientale e' stata destinataria di interdittiva antimafia,  mentre  l'effettivo gestore della stessa e' stato sottoposto alla citata misura cautelare per concorso in traffico illecito di rifiuti speciali pericolosi.      Diffuse e sistematiche irregolarita' hanno connotato i lavori per il sito ambientale disposti con ordinanze contingibili ed  urgenti  e con quelle di somma urgenza.      L'esame delle relative determine ha rivelato come sia stato fatto ricorso a tali procedure in assenza  dei  presupposti  richiesti  dal legislatore  e,  invero,  come  anche  si  evince  dall'ordinanza  di custodia cautelare, per fare fronte  ad  una  irregolare  e  comunque negligente gestione dell'impianto.      Sono stati infatti effettuati  interventi  di  riparazione  o  di manutenzione,  lavori  che  ben  rientrano  nell'ordinaria  attivita' programmatica e di  gestione  e  quindi  realizzabili  con  procedure ordinarie.      Inoltre, sebbene  l'amministrazione  comunale  abbia  emanato  un regolamento dei lavori, servizi  e  forniture  in  economia,  non  ha tuttavia provveduto  a  redigere  un  elenco  di  ditte  o  fornitori fiduciari, la cui assenza ha consentito che l'affidamento dei  lavori di  somma  urgenza  sia  stato  disposto  sulla  base  di   procedure irregolari e non trasparenti.      Molti dei lavori di somma urgenza sono stati affidati a  societa' i  cui  titolari  sono  gravati  da  pregiudizi  o   precedenti   per associazione a delinquere di tipo mafioso  ed  i  relativi  pagamenti sono stati  effettuati  dall'amministrazione  a  fronte  di  semplice presentazione di fattura e cioe' al prezzo richiesto dagli operatori, senza alcuna preventiva e comparativa indagine di mercato.      Aspetti   emblematici    di    uno    sviamento    dell'attivita' amministrativa dai principi  di  buon  andamento  possono  rinvenirsi nella  circostanza  che,  in   palese   violazione   delle   relative disposizioni normative, tutti  i  lavori  di  somma  urgenza  vengono ratificati con un unico atto deliberativo e  i  relativi  mandati  di pagamento sono emessi dall'ufficio di  ragioneria  dell'ente  pur  in assenza dei relativi impegni  di  spesa,  del  visto  di  regolarita' contabile e della relativa copertura finanziaria.      La commissione d'indagine ha riscontrato in sede di analisi delle diverse  determine  emesse  dall'amministrazione  eletta  nel   2011, relative all'acquisizione di beni e servizi imprecisioni, mancanza di sottoscrizioni, assenza dai relativi  carteggi  della  documentazione richiamata nel corpo delle determinazioni stesse, incongruenze  nelle date: anomalie e irregolarita'  che,  valutate  nel  loro  complesso, denotano una radicata condizione di illegalita' risoltasi  in  favore di ambienti controindicati.      Alle stesse conclusioni  si  perviene,  di  sovente,  per  quanto attiene gli appalti di lavori affidati dall'amministrazione  comunale laddove  alcune  procedure,  concernenti  in  particolare  lavori  di manutenzione straordinaria di  strade  e  di  ripristino  della  rete idrica, sono risultate carenti di  qualsiasi  attivita'  istruttoria. Anche in tale settore si sono registrate cointeressenze con  ambienti controindicati.      Il mancato rispetto di qualsiasi normativa in tema di affidamento dei servizi e' stato riscontrato anche per la fornitura di carburante per i mezzi del comune,  atteso  che  la  stessa  viene  regolarmente effettuata presso un locale distributore di carburante, senza che sia stata all'uopo indetta alcuna gara.      Sintomatiche  forme  di  cointeressenze  tra  gli  amministratori comunali e ambienti controindicati,  che  hanno  comunque  confermato l'attitudine dell'ente locale ad operare in dispregio dei principi di legalita', sono attestati  dalla  circostanza  che  l'amministrazione comunale in  molti  casi,  prima  di  procedere  al  pagamento  delle societa' che hanno svolto lavori o  servizi,  non  ha  effettuato  le prescritte visure presso la societa'  Equitalia,  per  verificare  la sussistenza di eventuali inadempienze delle ditte aggiudicatarie  nei confronti della pubblica amministrazione.      Ulteriori criticita' che contribuiscono a definire la  situazione di  precarieta'  dell'ente  locale  hanno  interessato   il   settore finanziario contabile.      La relazione prefettizia ha posto in evidenza come il comune  sia interessato da una forte evasione dei canoni della TARSU e dei canoni dell'acqua e come, pur  a  fronte  dell'esiguo  numero  di  cittadini residenti,  vi  sia  un  consistente  ritardo  nella   formazione   e nell'invio degli avvisi di pagamento.      E' stato altresi' posto in rilievo come i dati di bilancio  siano stati caratterizzati, negli anni, da un  elevato  numero  di  residui attivi a fronte dei quali  l'ente  locale  non  ha  posto  in  essere un'azione efficace per arginare i fenomeni di evasione ed il recupero dei tributi dovuti.      Tali circostanze, suscettibili di inficiare  la  veridicita'  del risultato di amministrazione e compromettere  la  sana  gestione  del comune, sono state stigmatizzate  dalla  Corte  dei  conti  ed  hanno costituito oggetto di appositi rilievi.      Alla  rilevata  persistenza  di  situazioni   pregiudizievoli   o sintomatiche di  inefficienze  gestionali,  non  ha  fatto  riscontro l'adozione di  adeguati  provvedimenti  correttivi,  circostanza  che evidenzia, significativamente, la mancanza di volonta'  dell'ente  di operare secondo criteri di buona amministrazione.      Tali irregolarita', oltre a rappresentare  una  violazione  delle vigenti disposizioni normative,  hanno  contribuito  a  produrre  una situazione di criticita' finanziaria precludendo  un  recupero  delle entrate tributarie da utilizzarsi per iniziative e servizi in  favore della collettivita'.      Le vicende analiticamente esaminate e  dettagliatamente  riferite nella  relazione  del  prefetto   hanno   rivelato   una   serie   di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Casignana,  volti  a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che  determinano  lo svilimento e la  perdita  di  credibilita'  dell'istituzione  locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita',  rendendo necessario l'intervento dello Stato  per  assicurare  il  risanamento dell'ente.      Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del  consiglio  comunale  di  Casignana (Reggio Calabria), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo  18 agosto 2000, n. 267.      In  relazione  alla  presenza  ed  all'estensione  dell'influenza criminale,  si  rende  necessario  che  la  durata   della   gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.        
Roma, 17 aprile 2013
Il Ministro dell'interno: Cancellieri

 

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