Fiction Impossible

Dom, 26/05/2019 - 11:00

Io davvero non lo capisco tutto questo stupore. Tutti sconvolti, inorriditi, incaponiti. Tutti improvvisamente paladini irriducibili di questa terra. Non ditemi che vi sareste aspettati che la fiction sulla strage di Duisburg, andata in onda sulla tv pubblica, restituisse una immagine gloriosa della Calabria. Non vi credo. I più l'hanno vista per avere conferma che, per l'ennesima volta, la nostra regione ne sarebbe uscita ridotta a brandelli. Il problema è che questa volta la Calabria non è stata neppure "invitata" a parlare di lei. Perchè si è pensato che per descriverla sarebbe bastato parlare di 'ndrangheta. Quindi chi se ne frega se "amunì" non lo sentirai mai da queste parti, così come non mangerai mai "pasta con la 'nduja" (sic!), che importa se si è provato insopportabilmente ad appiccicare la Calabria in Puglia, se la stazione di Rosarno è un fake e il treno rosso fiammante chissà quando arriverà da queste parti. Chi se ne frega, poi, se sul rettilineo di San Luca è spuntato un McDonald o se si lascia intendere che qui i bambini malmenino i figli degli "sbirri", le minigonne siano messe al bando e la sera viga ancora il coprifuoco al tramonto per le ragazze. Stereotipi a buon mercato, terribilmente noiosi. È come se “Duisburg linea di sangue” l'avessimo già visto. Quindi se la missione della Rai era quella di rendere un servizio alla verità, ha clamorosamente mancato il suo obiettivo. Da tempo ormai i film sulla Calabria sono tutti uguali: pistole, patti di sangue, battesimi di 'ndrangheta, arretratezza culturale, omertà, indolenza. Questi siamo nei film ed è per questo che ancora siamo in attesa che la Rai mandi in onda la fiction su Riace: lì dei soliti luoghi comuni non vi era traccia. Quindi di che ci stupiamo?
Fosse andato in onda un servizio giornalistico, invece, cosa ci saremmo dovuti aspettare? Dai, potete arrivarci... anche in quel caso c'è un copione che si ripete. Vabbè, ve lo dico. Si indossano i soliti occhiali da Lévi-Strauss e si finge uno studio sul campo per analizzare con un approccio pseudo-antropologico le caratteristiche di un popolo di "aborigeni". Oppure si racconta che qui ci troviamo niente poco di meno che nelle viscere della 'ndrangheta e spingersi fin quaggiù, oltre a essere impresa solo per pochi temerari, è considerata "antimafia" sul campo. Un popolo irredimibile siamo, nella fiction e nella cronaca. Un popolo "costruito" in laboratorio da un affabulante, delirante, mitopoietico e purgante vespaio che ronza strumentalmente attorno alla 'ndrangheta, per poi trasferirsi impettito sulla prua della nave a rubarsi tutto il vento e il sale della spuma.
Mi fanno ridere quelli che oggi si indispettiscono perché con un film si è data un'immagine fuorviante della Calabria, quando anche loro hanno utilizzato in passato la 'ndrangheta come un mezzo per diventare qualcuno, anzi molto più che un mezzo, è come minimo tre quarti. E mi fa sorridere il presidente Oliverio che casca dalle nubi! Com'è possibile che non sia stato informato in anticipo della volontà di girare un film sulla regione di cui è governatore? Com'è possibile, inoltre, che la Calabria Film Commission che lo stesso Oliverio ha considerato "uno strumento essenziale per promuovere una maggior conoscenza della molteplicità di contesti paesaggistici e ambientali che la Calabria è in grado di offrire alle produzioni cinematografiche", non sia stata contattata prima di ripiegare sulla Apulia Film Commission?
Mi fa sorridere poi chi se la prende con Oliverio, attaccandolo senza però cognizione di causa. Come il consigliere regionale di Forza Italia Gianluca Gallo, che in una nota dichiara: "Trattandosi di produzioni in genere sostenute anche dalla Regione, sarebbe opportuno che la Giunta regionale chiarisse la portata del sostegno garantito". Se la Regione Calabria avesse contribuito alla produzione del film, sarebbe apparsa nei ringraziamenti che scorrono nei titoli di coda. Bastava soffermarsi a leggerli prima di sollevare polveroni e utilizzare un film per attaccare gli avversari, fingendo di avere a cuore la Calabria e i calabresi. Stesso discorso vale per l'onorevole Jole Santelli che fa della messa in onda della fiction una questione politica: "È incredibile come la Calabria venga dipinta in questo modo con i soldi pubblici elargiti dal Pd e con la Rai dei Cinquestelle”.
Insomma, da un lato, un film che strumentalizza una strage per mortificare la Calabria e, dall'altro, una politica che strumentalizza un film per sparare a zero sull'avversario. Praticamente della Calabria a nessuno importa un accidente.

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
Rubrica: 

Notizie correlate