Il presidente regionale Antindrangheta gestiva la ditta di un boss

Mar, 30/05/2017 - 09:41

Nei brogliacci dell’inchiesta “Jonny” si spiega come la famiglia Catarisano, guidata da Leonardo Catarisano, 63 anni, che gli investigatori dell’antimafia catanzarese ritengono uno dei vertici del clan di Roccelletta di Borgia, sarebbe legata a doppio filo agli Arena di Isola Capo Rizzuto e impegnata in reati «contro il patrimonio, in materia di armi, stupefacenti, estorsioni, nonché acquisizione diretta o indiretta, gestione o comunque controllo, di attività economiche». I Catarisano si sarebbero infatti infiltranti nella gestione di diversi ambiti commerciali e imprenditoriali, anche nel settore dei villaggi turistici e delle attività ricettive, forniture per la realizzazione di opere pubbliche o private e per servizi vari sul territorio.
Leonardo viene indicato anche quale amministratore della Gife sas di Catarisano e C, un’azienda che risulta attiva nel commercio all’ingros­so e/o al dettaglio del settore non alim­entare; nonché la co­struzione e l’acquis­to di edifici civili, commerciali e indu­striali e di opere connesse; movimento terra, costruzione, gestione di strutture turistico alberghie­re; noleggio a caldo e/o a freddo di automezzi, macchinari e attrezzature edili.
Questa azienda, nel settembre del 2001, avrebbe avuto come amministratore unico Arturo Bova, attuale consigliere regionale di maggioranza in quota Democratici Progressisti e presidente della commissione regionale Antindrangheta. Le visure camerali conducono gli inquirenti al politico, che avrebbe ricoperto il ruolo di amministratore unico dell’azienda di Catarisano fino ad aprile 2008. Bova risulterebbe inoltre già titolare di 6.800,12 quote nominali pari ad un terzo dell’in­tero capitale della Gife srl, ma fonti investigative dichiarano che il politico avrebbe donato le proprie quote al socio Antonio Severini nel marzo 2012.
Fonte: corrieredellacalabria.it

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