Klaus e San Luca: Questo matrimonio s’ha da fare?

Dom, 20/05/2018 - 11:00

Per la terza volta consecutiva i san luchesi scelgono di non recarsi alle urne. Lo scorso anno avevano inviato una lettera al Ministero degli Interni pregandolo affinché rimanesse il commissario Gullì: “Non meritiamo di ripartire da zero – avevano scritto – ma di continuare a essere accompagnati da un Uomo di Stato su cui tutti abbiamo riposto fiducia”. Una lettera che lasciò tanti di stucco, generando uno sbalordimento che è anche pregiudizio: la capitale della ‘ndrangheta che accetta la presenza di un uomo di Stato? - ci si chiese da più parti. Una scelta, tuttavia, comprensibile quella dei san luchesi: chiunque fosse stato eletto sindaco non avrebbe amministrato a lungo, considerando l’attuale legge sullo scioglimento dei comuni, con cui pare ci si diverta a disfare ciò che il popolo fa. Una scelta confermata anche quest’anno. Nessun candidato ha, infatti, presentato una lista con cui correre alle prossime elezioni amministrative. Ma proprio quando les jeux sont faits ecco che qualcuno si fa avanti. Si tratta del prode massmediologo Klaus Davi che abbiamo voluto interrogare come farebbe un padre che ha appena conosciuto il fidanzato della figlia e freme dalla voglia di sapere che intenzioni ha.
Lei è già stato a San Luca, sa che non è la prima volta che non si presenta alcun candidato. È una storia che si ripete da tre anni. Perché aspettare che scadano i tempi per candidarsi?
Devo essere sincero: ho colto lo scorso 12 maggio, dalle dichiarazioni di Cafiero De Raho a Pescara, che non ci fosse nessun candidato a San Luca. Chi avrebbe dovuto pubblicizzare questa assenza non l’ha fatto. So di essere fuori tempo massimo ma comunque mi propongo. Inizialmente mi son detto: provo a chiedere la proroga per la presentazione delle liste, sebbene sapessi che il Ministero degli Interni non avrebbe fatto questa eccezione per Klaus Davi. Poi ho pensato: con il nuovo governo, se veramente dovesse essere Matteo Salvini il Ministero degli Interni – e ricordiamo che Salvini è stato eletto in Calabria – gli chiederò un incontro per valutare se anticipare le elezioni in autunno senza dover aspettare un anno. La mia non sarà solo una candidatura politica ma vorrà essere una testimonianza del fatto che a San Luca manca lo Stato. La mia campagna elettorale inizierà il 27 giugno, tornerò una settimana a luglio, di nuovo ad agosto. La mia candidatura servirà a far conoscere all’Italia quanto in basso siamo caduti come Stato.
Ha dichiarato di conoscere bene San Luca perché vi ha realizzato diversi servizi. In verità sono riuscita a reperirne solo uno, ma in ogni caso secondo lei basta recarsi in un posto e fare qualche domanda per conoscere a fondo un paese e capire come andrebbe amministrato?
Credo che San Luca abbia due ordini di problemi: uno è la buona amministrazione, in parte garantita dal commissario, l’altro è che San Luca come la Calabria ha bisogno di essere “comunicata”. Sulla comunicazione, così come sul rilancio dell’economia e del turismo, posso dare un contributo. Altri problemi di San Luca? Lavoro, formazione. Chi è stato a Platì e San Luca ha visto questi ragazzini che girano in motorino senza casco. Se invece di mandarli in giro a tirare le bombe d’acqua alla gente che arriva, li si coinvolgesse in dei tirocini con le aziende? Il mio compito, se verrò eletto, non sarà solo quello di timbrare delibere, ma anche di sfruttare la mia rete di conoscenze per il paese. Aggiungo che lo farò a titolo gratuito.
Quindi lei ha individuato come problemi principali di San Luca: la mancanza di soggetti che ne rilancino lo sviluppo economico, il lavoro e la formazione. Perché allora quando si parla di San Luca si indica come unico problema la ‘ndrangheta?
Se Gratteri dice alla CNN che San Luca è la mamma della ‘ndrangheta…
Ma se lei quando è stato a San Luca ha visto i ragazzini in motorino senza casco, gente per strada senza lavoro, e non boss con la lupara perché dare credito a Gratteri?
Gratteri è il più importante magistrato antindrangheta italiano. Comunque non voglio legare la mia candidatura alla lotta alla ‘ndrangheta. Io voglio mettere a disposizione di San Luca la mia rete di conoscenze per darle un nuovo volto. Io ho assunto un pentito calabrese che ha fatto arrestare e condannare oltre 40 affiliati e che oggi si occupa di campagne di marketing.
Quindi crede nella possibilità di riscatto?
La testa dei calabresi è una testa di eccellenza. La criminalità organizzata è una forma perversa di intelligenza. I calabresi possiedono capacità intellettuali di ottimo livello e questo lo dimostra il fatto che occupano ruoli di primo piano all’interno delle istituzioni, nel mondo del giornalismo, dello spettacolo. I calabresi sanno competere. Noi dobbiamo far sì che questo sia possibile. In Calabria mi sono trovato bene ed è per questo che ci torno spesso. Vorrei fosse chiaro che la Calabria è uno dei posti più sicuri d’Italia.
Nessuno l’ha minacciata, quindi, prima di entrare a San Luca? Non è vero quello che si dice su presunti “piantonatori” all’ingresso del paese?
Ma nooo… ci sono quei ragazzini che ti chiedono dove vai per darsi un ruolo ma sono ragazzini innocui. Smettiamola con queste esagerazioni. È capitato che mi tirassero dietro dei gavettoni… certo, non è simpaticissima come accoglienza, ma basta un vigile che controlli un po’ di più e i ragazzini stanno buoni. In ogni caso tutte le volte che sono andato a San Luca, sono stato accolto bene, sono andato nei bar, mi hanno offerto il caffè. Mi è capitato il cretino che pretendeva che spegnessi la telecamera ma niente di più.
Non ha incontrato neppure diffidenti o omortosi?
No, ma quali omertosi? C’è paura perché c’è gente che ha potere a livello criminale e quindi lo esercita ma io non mi sento di giudicare la paura e di accusare i calabresi di omertà, perché io lì non ci vivo. Comunque le cose stanno cambiando: la ‘ndrangheta sta perdendo potere, decisamente. I giovani rampolli che ho incontrato mi hanno dato la sensazione di voler ottenere vantaggi dal cognome che portano ma non ce li vedo a fare le grandi guerre di mafia. Sta succedendo qualcosa: sarà per la presenza dello Stato, per l’attenzione riservata dal giornalismo, per la Chiesa che ha cambiato linea… certo, ci sono ancora i pregiudizi ma dobbiamo combatterli. Per questo io vengo giù; se perdo, pace, ma quantomeno do un segnale di normalità. So che, dopo di me, si è proposto un nuovo candidato di Reggio Calabria. Speriamo non si crei la stessa situazione che si è venuta a creare l’anno scorso a Platì, cerchiamo di tenere un livello di qualità maggiore.
Nel corso del servizio che ha realizzato a San Luca, ha incontrato dei cittadini per strada e a uno di loro ha chiesto: “Perché non vi aprite un bed and breakfast anziché fare le faide?” (Domanda che avrebbe indisposto chiunque – strano modo di combattere i pregiudizi! - ma a cui il san luchese risponde con garbo). Al che l’intervistato replica: “Qui non è possibile aprire un’attività perché basta avere un parente che ha avuto problemi con la giustizia per far chiudere tutto”, facendo riferimento alla logica delle interdittive antimafia. Lei, giustamente, fa osservare che la responsabilità è personale. Sa che a San Luca, come nel resto della Calabria, non funziona così perché le colpe di un parente vanno a macchiare anche la tua persona?
Purtroppo è un problema perché la ‘ndrina ha una connotazione familiare e questo è innegabile. Quando incontro un ragazzo e mi dice: “Io non c’entro nulla con la mia famiglia di ‘ndrangheta”, rispondo: “Beh, dai un segnale allora, dimostralo!”. È chiaro che il legislatore fa fatica a scindere e a volte può commettere errori.
Quando si tratta della famiglia in cui si è cresciuti si fa più fatica a scindere ma quando le colpe di un soggetto ricadono sul cugino di terzo grado è chiaro che si finisce per condizionare un territorio…
Non conosco casi così specifici. Devo, però, dire che il sistema giudiziario funziona: non sempre i gradi di giudizio sono d’accordo, ho visto tantissime condanne, per fortuna, ma ci sono anche delle assoluzioni. Quindi il sistema garantista funziona in Calabria. Poi ci sono quei casi in cui i giovani rampolli ufficialmente non hanno collegamenti diretti con il padre boss però nell’aprire un locale nei rapporti con i fornitori fanno pesare il cognome…
Lei ha anticipato che farà una lista civica con personalità nazionali e con esponenti della società civile calabrese. Ha già pensato a qualcuno in particolare?
No, ancora no. Il 27 giugno vedremo. Si è proposto qualche esponente politico nazionale ma tenderei a coinvolgere qualche giovane uomo o donna locale, possibilmente. I personaggi nazionali devono servire a veicolare San Luca e la Calabria ma per la lista preferirei gente del posto. La mia lista civica dovrà avere ragazzi esemplari dal punto di vista del comportamento, dopodiché il mio dialogo da amministratore coinvolgerà tutti, io non ho pregiudizi. Sa benissimo che ho voluto incontrare i figli dei boss Piromalli, Pesce… ovviamente per capire la logica criminale, non per fare salotto.
Sì, so che li ha incontrati nel corso dei servizi realizzati per il suo programma “Gli intoccabili”… a proposito di questo programma, non ho ben chiara una cosa: quale informazione in più può trarre il pubblico in merito alla ‘ndrangheta vedendo un giornalista piantonarsi sotto casa di un boss per rivolgergli domande che rasentano l’ovvietà?
Qual è il primo valore di uno ‘ndranghetista? Il rispetto. La ‘ndrangheta è fatta di regole, perverse. Io la paragono all’ebraismo che si fonda sui mille precetti del Talmud. Anche la ‘ndrangheta ha tante regole e il rispetto è una delle prime. Se tenti di intervistare un mafioso, andando a casa sua, gli manchi di rispetto, quindi io sto già dando un messaggio forte di smitizzazione. Se questa è informazione? L’informazione ha anche un potere simbolico.
Lo stesso programma è stato lodato dal procuratore Federico Cafiero De Raho che lo ha definito “un esempio di coraggio molto utile alla magistratura”. In che modo questi servizi possono essere utili alla magistratura?
Questo non lo so.
Tornando alla sua candidatura a San Luca, ha messo in conto che, una volta eletto sindaco, può bastare una parentela sospetta o un caffè al bar con un pregiudicato perché venga sciolto il consiglio comunale, pur formato da incensurati? E a San Luca bar ce ne sono due e i cognomi che circolano – come ha fatto notare anche lei nel suo servizio – sono sempre gli stessi, quindi un parente pregiudicato, vuoi o non vuoi, te lo ritrovi. Come ovvierà a questo stato di cose?
Devo essere onesto, non mi va di prendere in giro nessuno: a questa domanda non ho ancora una risposta. Non ho letto la normativa e quindi non ci ho ancora riflettuto.
Klaus Davi avrà le sue buone intenzioni, è molto educato, a modo e ambizioso ma ha le idee poco chiare e tende a non ragionare con la propria testa, fidandosi di quanto dicono gli altri, solo perché gli altri sono “qualcuno”. Da padre, un uomo così a mia figlia lo sconsiglierei.

Autore: 
Maria Giovanna Cogliandro
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