La Calabria per imporsi deve rivolgersi alla cultura del bello

Lun, 22/04/2019 - 17:00

Non so quanti posti esistano al mondo dove si concentrano così tanti elementi di straordinaria bellezza e di eccellenza, paragonabili al luogo in cui oggi, mi trovo e vivo! Questa è la Calabria, un territorio miracolosamente scampato in gran parte alla barbarie industriale – una regione popolata da gente semplice, laboriosa e ospitale, contraddistinta da un grande sentimento di solidarietà.
“È qui che voglio vivere”, dissi a me stesso, in quell’estate di 35 anni fa, quando, fresco di patente decisi di avventurarmi in solitaria fra le atmosfere sognanti di un’Italia a me ancora sconosciuta. Fu un autentico colpo di fulmine, una vera folgorazione che mai prima di allora aveva così fortemente scosso la mia anima, e condizionato le mie scelte future. E così ci tornavo ogni estate e ogni inverno, e ogni volta che il mio cuore tormentato lo desiderasse. E ogni momento era buono per partire; che fosse di pomeriggio o nel pieno della notte, spinto da un bisogno irrefrenabile di libertà e di armonia che solo quella terra magica era in grado di soddisfare fino in fondo.
E a bordo della mia Jeep mi inerpicavo fra montagne e foreste primordiali, dal Pollino alla Sila, dalle Serre all’Aspromonte, e poi giù fino al mare - un infinito mare che incastonava quel paradiso in tutto il suo splendore, esaltandolo come un diamante in tutta la sua purezza.
E adesso eccomi qui, sulla spiaggia di Sant’Andrea marina - una fra le più belle di tutto il mediterraneo. Alle mie spalle il mare! Lui, che ha curato le mie ferite e le mie ansie, seducendomi con le sue acque cristalline e fresche, con i suoi colori e gli odori, per rapirmi dentro albe di sogno, e conciliandomi con il mistero della morte.
Il futuro di questa regione straordinaria non coincide con un ipotetico processo di industrializzazione, dove centinaia di fabbriche fumanti producono lavoro sporco, occupando migliaia di individui al chiuso di asfittici e maleodoranti prefabbricati, ma nel suo esatto opposto. E non sono certo i calabresi, i più propensi a rinchiudersi dentro fabbriche asfittiche e caotiche per fare arricchire il padrone! Questa è gente libera nel profondo - ama vivere all’aria aperta e a contatto con la natura.
La Calabria, per imporsi, deve rivolgersi alla cultura del bello, dell’eccellenza, del turismo sostenibile, del cibo sano, della tradizione e dell’artigianato. Deve credere alla forza e potenzialità delle sue montagne, del suo patrimonio boschivo, delle sue spiagge infinite e del suo mare. Tutte caratteristiche che la contraddistinguono in assoluto da ogni altro territorio, al punto tale da potersi rendersi autonoma a tutti gli effetti. Ma ci dobbiamo credere, tutti insieme, preservandola dall’incuria e dal dissesto, così da poterla restituire un giorno, in tutta la sua integrità e splendore, a Colui che ce ne fece dono.
E non è certo andando in chiesa o recitando qualche rosario che assolveremo ai nostri doveri di credenti! Cristiani si è ogni giorno, attraverso le piccole azioni e i semplici gesti quotidiani - educando i nostri figli, al rispetto della natura, e rammentando loro che questa terra ci è stata consegnata all’origine, incontaminata e prodiga, ed è la sola e vera ricchezza sulla quale possiamo contare e sperare - un capitale di cui possiamo tutti disporre, a interessi zero.
Dio non ha bisogno di messe, suffragi, invocazioni, o di vittime sacrificali, ma di semplici e accorati atti d’amore.
Questa terra baciata dalla provvidenza può produrre benessere e felicità per tutti. Un patrimonio naturale, storico e culturale, unico nel suo genere, da potere dare occupazione e futuro a tutte le generazioni a venire, a condizione che la si rispetti, che la si protegga e che la si ami.
I nostri figli di Calabria vanno educati in questo senso, trasmettendo loro il valore dell’appartenenza, e non assecondandoli in voli pindarici verso lidi astratti. Questa terra è la loro più preziosa eredità - e lo devono capire e assimilare in virtù del nostro esempio di genitori, e di quella volontà e passione di una politica capace di fare rispettare le regole civili, dissociandosi con forza da ogni altra pressione esterna e personalizzazione.
La cultura del rispetto, in tutte le sue espressioni, è alla base di ogni nostra azione e scelta. E non serve a niente mandare i nostri figli all’università, per rincorrere il mito di una laurea svuotata di ogni significato e intenzione, se poi lasciamo che l’opera del creato venga profanata e contaminata!
Dobbiamo inculcare ai nostri ragazzi - che siano figli di gente comune, di politici, di imprenditori o di criminali - l’amore ancestrale per la propria terra e ispirarli alla passione per la natura. La stessa, saprà ricambiare le nostre attenzioni con tutta la generosità che le è propria. Dio è prodigo con chi si prende cura del suo creato.
Ripuliamo dunque questo mare e le spiagge, liberandolo da tutta questa sporcizia e sudiciume che irresponsabilmente riversiamo e disperdiamo, come se ottemperassimo a un diritto.
Per tanto, cari signori della politica, è arrivato il momento di fare di necessità, virtù! È tempo di una salutare presa di coscienza - lo dovete alla vostra gente, ai tanti bambini ancora inconsapevoli, affinché possano ereditare intatta, ciò che più di ogni altra cosa può produrre felicità e speranza: la Bellezza.

Autore: 
Gianni Tirelli
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