La scuola? Rimandata a Settembre

Sab, 06/10/2007 - 00:00

Nonostante la prassi ormai consolidata che vuole che in ogni legislatura il Ministro della scuola modifichi radicalmente interi settori dell’ordinamento scolastico (si veda da ultimo la re-introduzione degli esami di riparazione a settembre per il recupero dei debiti) i progressi che la scuola italiana ha fatto registrare negli ultimi cinque anni in base ai principali cinque indicatori della Strategia di Lisbona sono più che rilevanti. Non si può parlare di bocciatura europea per il sistema Italia ma neppure di una promozione. Tra le due situazioni si preferisce parlare di un sistema che deve recuperare a “settembre” i ritardi contratti, in linea (anche a livello terminologico) con las nuova Riforma proposta dal Ministro Beppe Fioroni. Questo è il dato emerso dall’indagine quinquennale sulla situazione scolastica in Europa che alla pari delle buone notizie fornisce anche un lato davvero critico sull’istruzione italiana; la nostra nazione resta sempre sotto la media dell’Unione europea specie nei settori delicati come l’abbandono precoce dei banchi di scuola. Secondo i dati resi noti dal rapporto pubblicato dalla Commissione europea, l’Italia si posiziona nella maggior parte degli indicatori sull’istruzione sotto la media nonostante i progressi degli ultimi cinque anni specie nei settori di ammodernamento dei livelli di apprendimento scolastici ed in quello del numero sempre maggiore di giovani laureati. Analizzando qualche dato, emerge che la percentuale di coloro che lasciano la scuola fra i 18 e i 24 anni è più alta della media Ue, anche se negli ultimi anni grazie ad una politica mirata i casi sono in diminuizione; l’abbandono scolastico precoce nel 2000 si attestava al 25,3% degli studenti frequentanti la scuola dell’obbligo mentre nel 2006 la percentuale è scesa al 20,8. E’ innegabile che i miglioramenti italiani siano notevoli, ma per raggiungere l’adeguamento comunitario molti altri interventi dovranno essere studiati; la Strategia di Lisbona prevede infatti una soglia massima di casi di abbandono scolastico prematuro che si attesti intorno al 10%, mentre attualmente la media Ue è passata nello stesso periodo di riferimento italiano dal 17,6% al 15,3%. Sul piano degli investimenti e delle risorse che il governo destina alla materia della pubblica istruzione ed a quella delle risorse umane pochi sono i progressi registrati in Italia, dove i dati forniti dal rapporto della Commissione indicano una percentuale d’investimento in riferimento al prodotto interno lordo (PIL) che si ferma al 4,59%, a fronte di una media europea che supera il 5%. L’Ue vuole che gli Stati investano sui giovani ed allo stesso tempo le istituzioni comunitarie lavorano per aumentare al massimo la scolarizzazione, la quale, attualmente si presenta come il miglior biglietto da visita per l’ingresso nel mondo del lavoro. La popolazione europea invecchia rapidamente e la fascia dei lavoratori giovani si restringe, ragion per cui l’Unione europea intende contare sempre più sulla sua generazione più giovane; ecco perché di fronte ai dati che dimostrano come un giovane su sei abbandoni la scuola troppo presto e che 4,6 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni si trovino in stato di disoccupazione si evidenzia la necessità, di investire di più nell’istruzione e nella salute della gioventù per migliorare il passaggio dall’istruzione al lavoro. “Nel momento in cui milioni di giovani in Europa tornano sui banchi di scuola all’inizio del nuovo anno scolastico, dobbiamo intensificare gli sforzi affinché i giovani possano sviluppare le loro capacità e partecipare più attivamente alla società. I giovani devono sentire che hanno tutto l’interesse a impegnarsi nella società”, sostiene Ján Figel’, Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù al quale fa eco Vladimír _pidla, Commissario per l’occupazione, gli affari sociali e le pari opportunità: “Dobbiamo affrontare una situazione paradossale per cui l’UE ha, da un lato, carenza di manodopera e, dall’altro, troppi disoccupati giovani - il doppio, rispetto ai disoccupati complessivi dell’UE.” E aggiunge: “Dobbiamo poter dar vita a una società capace di integrare, nella quale nessuno, né bambino né giovane, sia lasciato indietro.” Il mondo scolastico non è null’altro che la porta del futuro lavorativo, le istituzioni hanno avviato molteplici iniziative per garantire il diritto allo studio e quello al lavoro per le generazioni future. nSi spera soltanto che gli investimenti non si sprechino alla “corsa alla Riforma” ma vengano destinati per garantire sempre più alle giovani generazioni un futuro chiaro senza l’incombenza dell’emigrazione per motivi di studio o lavoro.

Autore: 
Davide Lurasco
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