L'uomo dello stocco ha detto si

Sab, 16/08/2014 - 17:26
Cittanova la Calabria che vince. Ne abbiamo già parlato con Francesco D'agostino ptron di Stocco&Stocco e possibile candidato al consiglio regionale

La crisi? «U baccalà scalau». Di prezzo, presumo io.
È fulminante la risposta di Francesco D’Agostino, uno dei più affermati importatori di stocco dell’intera nazione e primo ammollatore. «Ma non è mia la frase - continua - la strillavano mio nonno e mio zio, oltre quarant’anni fa, nei mercati lungo, e attorno, la provincia».
Cittanova senza lo stocco e come San Daniele senza il prosciutto? «La quattordicesima edizione della Festa Nazionale dello Stocco ci ha dato, se ce ne fosse ancora bisogno, l’ennesima conferma», mi dice soddisfatto il patron di Stocco&Stocco.
Ovvero, sette agosto Baccalà e Maracanà, 10 agosto Renzo Arbore con la sua orchestra?
Francesco D’Agostino annuisce, io gli chiedo i numeri. «Sessantamila presenze e 3000 porzioni di baccalà vendute il 7 agosto quando si è esibito Emis Killa». Un Delirio? «Oltre ogni più rosea aspettativa… e circa  40 mila più 8000 porzioni di stocco il giorno dell’Orchestra Italiana».  
Stocco&Stocco? «Ho ragionato molto sul nome da dare al mio primo negozio 15 anni fa. Molti mi consigliavano per esempio la Boutique dello stocco», afferma smuovendo la testa come tutti quelli che per una volta nella vita hanno calato l’asso giusto. Ha vinto lui, infatti, e con ampio margine. Sin dall’inizio questo imprenditore della piana di Gioia Tauro ha creduto nella forza del messaggio pubblicitario, e oggi ha trasformato la provincia di Reggio in uno dei cinque distretti dello stocco italiano. «Noi, Napoli, Messina, Genova e Vicenza, ma, in proporzione all’utenza, Cittanova è la capitale». Anche come qualità? «In Norvegia, nell’arcipelago delle Lofoten esistono due atolli, (del gusto, ndr) Røst e Vareoy. Lì lo stocco viene essiccato, salato e appeso sulla rastrelliere rigorosamente a una temperatura tra zero e quattro gradi, infine passato ai selezionatori».
Quindi? «Il Bremese è riconosciuto come prodotto di massima qualità, io ne importo il 99% di quella produzione, inoltre lavoro e commercializzo anche il W. A. e l’Holandese, altri due marchi di alta qualità… Al resto pensa la fragranza dell’acqua che sgorga miracolosa dal cuore verde dello Zomaro», mi dice prima di fare lui una domanda a me. «È chiaro dottò? L’accoppiata Bremese e acqua dello Zomaro,  capisce?» Io di stocco ne capisco veramente poco, a parte i bucatini al dente, quindi mi rifugio in un frase di Totò Delfino che mi ero preparato da prima: Con il pittore Enotrio, si andava a Cittanova a mangiare lo stocco da un vecchio oste e le porzioni si pagavano a peso. D’Agostino mi guarda perplesso, forse sta pensando al fatto palese che la sua città che ha perso la leadership della ristorazione nei confronti di Mammola. Senza mezzi termini glielo domando. «Una cosa è la materia prima, altra cosa sono i fornelli», mi risponde secco. Ma io non mi fermo e arrivo a quel dilemma che ha sempre diviso le buone forchette su questo prodotto pregiato che in Calabria è diventato strepitoso. Pigio sul registratore e boom.
Meglio quello di Cittanova o di Mammola, dottò?  «Non sono dottore!» Nemmeno io signor D’Agostino, lo informo, dato che anche lui, poco prima, mi aveva qualificato allo stesso modo.
Ricarico… e boom: Mammola o Cittanova? «Invitiamo una massaia – mi risponde erto sulla sua poltrona –  andiamo in una bottega e compriamo due pezzi di stocco, uno di Mammola e uno di Stocco&Stocco. La massaia lo cucina e stabilisce qual è il migliore, oppure – continua convinto dell’altissima bontà del suo prodotto – io e lei prendiamo due pezzi di stocco, sempre uno di Mammola e uno della mia azienda, non lo condiamo con niente, a crudo… e vediamo», conclude invitandomi  a visitare la sua azienda, soprattutto la parte che non si vede. Raggiungiamo un seminterrato che si estende per circa tremila metri sotto due strutture imponenti, una della lavorazione dello stoccafisso, l’altra per la logistica e il marketing. La prima parte sembra una filiale della Fiat: decine di furgoni adatti al trasporto dello stocco, sono parcheggiati, in attesa di partire all’alba del giorno dopo. Oltre, le celle frigorifere sembrano villette a schiera e si estendono fino al laboratorio della lavorazione di assoluta avanguardia che vive a 10 gradi in un martedì pomeriggio che registra almeno trenta all’ombra.
Lei è anche consigliere provinciale? «Ci tengo a questa terra… mi fa male non vederla decollare».
A un uomo del fare, del saper fare, e del saper far fare, che sente come pochi il senso dell’appartenenza a una terra difficile, gli verrebbe più facile cambiare le cose da consigliere regionale. Glielo chiedo. Lui sorride e annuisce, ma non mi risponde. A me pare, però, che l’uomo dello stocco abbia già detto sì.

Autore: 
Ercole Macrì
Rubrica: 

Notizie correlate