Malafede o ignoranza?

Dom, 26/06/2016 - 10:07
Un recente consiglio comunale a Marina di Gioiosa Jonica ha messo in evidenza un conflitto di interessi che potrebbe nascondere la malafede del sindaco Vestito o una (forse più preoccupante) mancanza di consapevolezza di ciò che si sta deliberando.

Essere approssimativi sul lavoro non è mai bene, soprattutto se si esercita la politica e si deve rendere conto di ogni decisione dinanzi ai propri pari e cittadini. E di un caso di approssimazione, pare, si sarebbe macchiata la maggioranza di Marina di Gioiosa Jonica, rea di aver presentato una documentazione incompleta per la deliberazione del piano delle alienazioni e delle valorizzazioni degli immobili comunali che sarebbe dovuta avvenire lo scorso 28 maggio.
Il consiglio comunale, che avrebbe dovuto determinare quali aree di sua competenza cedere o valorizzare sulla base del proprio bilancio nel corso del corrente anno solare, durante la seduta si sarebbe reso conto, grazie all’occhio vigile della consigliere Maria Teresa Badolisani, che i beni alienati non erano corrispondenti, in alcune particelle, a quelli presentati l’anno scorso e che, cosa ancora più grave, mancava agli atti la documentazione tecnica che avrebbe consentito l'individuazione materiale dei beni posti in vendita e del loro criterio di valutazione. Comprendendo la gravità della situazione, anche il consigliere Pasquale Mesiti avrebbe incalzato il primo cittadino domandando chiarimenti in merito a quanto si stesse deliberando e se la cooperativa “Oasi”, indicata in atti come termine di riferimento per alcune delle particelle in questione, non coincidesse con la stessa che ha realizzato le case in cui abitano lo stesso Domenico Vestito e l'assessore all'urbanistica, Isidoro Napoli. In evidente difficoltà, il sindaco, dopo aver mostrato una spiazzante ignoranza della questione ma dimostrando di voler sistemare la faccenda, avrebbe chiesto al segretario di stralciare immediatamente dalla discussione le particelle che creavano conflitto di interessi, archiviando così una questione che, pure, meriterebbe un breve approfondimento.
Il comportamento del sindaco Vestito ha dato infatti adito a dubbi che, a nostro parere, sarebbe opportuno fugare con la massima celerità: il piano delle alienazioni e della valorizzazione degli immobili, per sua stessa natura, dovrebbe essere una strategia dell’ente funzionale alla possibilità di fare economia eliminando al contempo l’impellenza di occuparsi di aree che non gli servono. Non avere consapevolezza di quali siano le aree di cui ci si sta cercando di sbarazzare, pertanto, è sintomo di un pressappochismo preoccupante, del quale il sindaco non dovrebbe essere messo in guardia dalla minoranza. Certo, ove dovesse emergere la fondatezza del dubbio sollevato in sede di consiglio, ovvero, che tra i beni che si stavano per alienare ci fosse il terreno su cui giacciono e di cui si circondano le abitazioni del sindaco e dell'assessore Napoli, ci si troverebbe dinanzi a un inquietante particolare che aprirebbe la strada a due differenti scenari.
Nel primo, quello al quale vogliamo dare minor credito, Domenico Vestito e Isidoro Napoli sono in malafede e, goffamente, hanno cercato di far approvare la delibera sperando che nessuno si accorgesse del conflitto di interessi che si stava portando a termine.
Nel secondo, che non siamo sicuri sia il male minore, Domenico Vestito e Isidoro Napoli ignorano che terreni sottostanti e confinanti con le proprie abitazioni siano tra i beni da alienare e, pur essendo in buona fede, dimostrano di non sapere per che cosa stanno deliberando mettendo conseguentemente in dubbio la loro stessa capacità amministrativa e facendoci presupporre che non siano in grado di attuare una programmazione che possa far stare sereni i cittadini.
A rendere più intricata la vicenda ci pensano altri due particolari: nel verbale del consiglio comunale del 28 maggio il rinvio dell’approvazione della delibera sarebbe stato giustificato con generici “dubbi giuridici”, mentre abbiamo già spiegato che i dubbi, più che altro, riguarderebbero l’appartenenza o meno dei beni in questione ad amministratori presenti in sala e, effettuandone un'attenta lettura, nel Documento Unico di Programmazione, si nota che le particelle in questione dovevano essere alienate già nel novembre del 2015, un’attestazione del tutto apocrifa, considerato che nella delibera del periodo cui si fa riferimento non vi sarebbe traccia di questa determinazione.
Benché la vicenda non presenti risvolti giuridico/amministrativi, crediamo che Vestito e Napoli debbano una spiegazione ai propri cittadini e ci rendiamo fin da oggi disponibili a ospitare un’eventuale rettifica sulle pagine del nostro giornale.
Il buon governo sa prendersi le proprie responsabilità.

Autore: 
Jacopo Giuca
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