Rincospermo, ma ce sei o ci fai?

Lun, 17/05/2010 - 00:00

Quando devo parlare del rincospermo mi si tagliano le vene. Tutto quello che mi viene da dire è: poveretto, poveretto, poveretto. E’ poveretto per millemila motivi. Primo motivo: intanto tutto lo chiamano col nome storpiato: rincosperma, ringospermo, vincospermo, o semplicemente lo confondono col gelsomino. Chiariamo subito: quella pianta così comune si chiama Rhyncospermum jasminoides e non è un gelsomino, ma ci assomiglia solamente. Nella testa della gente suona una sonora formula che recita: fiore bianco +rampicante+ profumo =gelsomino. In realtà il Rhyncospermum è parente delle pervinche, delle plumerie e degli oleandri, non dei gelsomini. Secondo motivo: quando lo si chiama con il suo nome botanico tutti scoppiano a ridere, come se parlassimo di uno spermatozoo rincoglionito. Il suo vecchio nome era egualmente ostico anche se un po’ meno bislacco: Trachelospermum jasminoides. Ma i botanici cambiano periodicamente le attribuzioni alle piante perché alcuni parametri della nomenclatura possono variare. Sicché il Trachelospermum è ora Rhyncospermum. Terzo motivo: il Rhyncospermum è un rampicante, ma il suo fogliame fitto e il fatto di essere uno dei pochissimi, se non l’unico rampicante sempreverde da fiore che sostiene anche gli inverni rigidi, ne ha decretato la diffusione capillare nelle città italiane, in cui le villette e quartieri pavillionaire sembrano essere divise da siepi di Rhyncospermum. Il suo uso quindi non è più quello di rampicante, ma di siepe. Ne è una testimonianza il fatto che una parte della lunga fila di cipressi che facevano da siepe frangivento al campetto da tennis di Siderno, è stata oggi abbattuta e sostituita con una serie di Rhyncospermum. Sicuramente avremo modo, una volta cresciuti, di apprezzare il loro profumo, ma certo non possiamo fare a meno di sottolineare che le brezze del mare, che possono essere anche forti, non saranno certo fermate da una siepe così bassa e potranno tranquillamente spostare la traiettoria della pallina. Quarto motivo: il Rhyncospermum è una pianta molto bella e che quando è fiorita aggiunge una considerevole nota di colore e di profumo al giardino; invece chi lo pianta si ostina a farlo senza fantasia, sopra archetti e inferriate, a volte potandolo raso raso alla recinzione, in modo che il poveretto sembra una sorta di tunica attillata con cui si rivestono muri e perimetrazioni. Alle volte lo si concia né più che meno come un barboncino da esposizione con la coda a pouf e le mechés rosa, facendolo ricoprire una tettoia o un gazebo, e tagliandolo a filo, quasi come una pianta di bosso topiato a forma di cavallo o di pavone. Io non ho parole, signori: l’estetica moderna è dominata da due polarità opposte che si congiungono; da un lato il cattivo gusto e dall’altro l’edulcorazione della divina apparenza. Ecco, il Rhyncospermum “potato a gazebo” è un’immagine che potrebbe esserne l’epitome. Conclusioni: non prendere un rincospermo per farlo crescere su una comune recinzione perimetrale, ma invece meglio per un pergolato o per coprire una tettoia. Affiancateci rampicanti anche molto appariscenti per un effetto contrastato, oppure una Rosa banksiae lutea, che fiorisce contemporaneamente in una tinta di delicato color giallo pulcino: sarà un contrasto delicato e raffinato con il bianco-giallino del rincospermo. Ma il mio accostamento preferito è senz’altro con il caprifoglio (Lonicera caprifolium), naturalizzato nelle nostre campagne. Anche il caprifoglio è molto profumato e ha un colore bianco-giallastro. Persino una pianta da foglia come la comune vite (Vitis vinifera) andrà benone, e con il suo fogliame grossolano farà da contrasto a quello fitto e coriaceo del rincospermo.

Autore: 
Lidia Zitara
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