Salvatore Ferraro: basta carcere la pena sia visibile

Era la mattina del 9 maggio del 1997. Marta Russo, una bella e giovane studentessa, insieme alla sua amica, si stavano recando alla facoltà di Giurisprudenza. Uno sparo improvviso spezzò la vita della ragazza. Vani i tentativi di salvarla, infatti dopo giorni di agonia, la notte tra il 13 e il 14 marzo, Marta Russo muore a soli 22 anni al Policlinico Umberto I di Roma.
Scandagliando nella vita di Marta non emerge nulla che possa spiegare il tragico evento, Marta semplicemente si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Infatti chi ha esploso quel colpo di sicuro non voleva colpire lei.
A finire in carcere per l'omicidio della studentessa, Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, ricercatori dell'istituto di filosofia del diritto dalla cui finestra è stato sparato il colpo letale per la giovane.
Salvatore Ferraro, per gli amici “Sasà”, nato nel1967, è originario di Locri. Coltiva diverse passioni, dalla musica alla scrittura, giunge nella capitale per studiare alla facoltà di Giurisprudenza dove si laurea con il massimo dei voti. Arrestato il 14 giugno 1997, proclamerà sempre la sua innocenza, anche durante i duri mesi del carcere preventivo.
Ferraro ha vissuto gli anni della pena con gli occhi dello studioso più che con quelli del detenuto, parlando con gli altri detenuti, raccogliendo le loro storie. In questi anni ha collezionato attività artistiche ed editoriali  volte a far conoscere la realtà del carcere e a metterne in dubbio l'efficacia nella sua attuale forma.
è da questo percorso che nasce “La pena visibile. O della fine del carcere”, l'ultimo libro di Salvatore Ferraro edito da Rubbettino nella collana Zona Franca, in libreria dal 13 marzo
Obiettivo del pamphlet è dimostrare che l’esperienza dell'utilizzo del carcere, quale luogo ideale e irrinunciabile dell'esecuzione della sanzione penale, deve ritenersi finita: causa fallimento.
Serve un nuovo concetto di sanzione finalizzato a responsabilizzare l'autore di un reato orientando così le sue scelte future verso condotte più consapevoli e positive. Una sanzione che sia però visibile, ricreando intorno al reo un ambiente nuovo e condizionante e dissolvere così l'ambiente carcerario risolvendo in tal modo sia il problema del sovraffollamento che quello della riabilitazione dei condannati.
La pena visibile non ha come obiettivo quello di annullare il carattere punitivo del carcere ma di convertire quella punizione in attività e relazioni utili alla società e, risarcire la società del danno che l'azione delittuosa ha perpetrato a suo carico.

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