Signori politici, non siete credibili se non conoscete Nicola Zitara

Lun, 06/10/2014 - 16:22
Verso le elezioni regionali

Le vicende che attorniano le prossime elezioni regionali fanno pensare a un vecchio noir di John le Carré: un presidente dimessosi  all'alba di una condanna a sei anni (sui cinque chiesti dall'accusa) per via degli emolumenti autoliquidati dalla defunta Orsola Fallara, che -così parrebbe- per la vergogna si sia suicidata ingerendo dell'acido.
L'ex presidente, invece di guardare il cielo a strisce, è stato prontamente collocato tra i vertici del Nuovo Centrodestra (ex PdL), perché non puoi mica pensare di vincere le elezioni se dietro le spalle non hai una condanna o qualche avviso di garanzia: poi parlano dell' “orgoglio mafioso”.
Siamo stati avvertiti di essere chiamati alle urne da Antonella Stasi, una il cui cognome riporta dritti a le Carré, attraverso un tweet telegrafico.
140 caratteri o meno, ma personalità multiple come nell’esorcista, delle cui enormi bufale si sentono già i miasmi luciferini.
Promesse a valanghe, accuse e dietrologia a tambur battente caratterizzeranno queste elezioni. Ma attenzione, gli occhi di molti si stanno aprendo e scuse come “Noi siamo qui da settembre scorso” non basteranno più. Non credo che qualcosa cambierà con queste elezioni, e i politici, presi tutti in fascio come un mazzo di asparagi, più tengono comizi, più parlano, più dimostrano una totale ignoranza sulle vicende storiche ed economiche che hanno caratterizzato il Sud. Come certi uomini carini e ben vestiti, che appena aprono bocca dicono: “se sarebbe”.
Il “se sarebbe”, la “signora Longaroni” della politica meridionalista di oggi è Nicola Zitara, sì, proprio lui, il padre pio degli Italici, il Vecchio Pennacchio, il sanzitara del Sud.
Non ci si può permettere più, oggi come oggi, di “cadere” su Nicola Zitara. Semplicemente perché non si è credibili. Qualsiasi discorso, per quanto arzigogolato e complesso, che non tenga in conto le teorie di Nicola Zitara, non ha consistenza, non ha valore politico, denota solo partigianeria e faziosità.
Zitara, mi dispiace dirlo, è come una pulce circassiana, una zecca nel culo: non ti puoi liberare di lui. È come l'uovo nella frittata, la carne nell'hamburger, lo zucchero nella Coca Cola.
Per quanto ancora riuscirete a ignorarlo, voi, politicanti di dozzina, biechi truffatori venduti al potere centrale che vuole il Sud sempre più povero e miserabile? Potete “squetarvi” da subito, Zitara vi rispunterà alle spalle per strangolarvi, come il principio della conservazione dell'informazione sta strangolando Stephen Hawking.  
In molti tentano di aggirarlo, perché Zitara è sempre stato un “maledetto scomodo”, uno che diceva la verità, e per questa ragione è stato emarginato dalla politica mainstream. Ma siamo agli sgoccioli, la Storia non vi permetterà molti altri giochetti e furberie.
Zitara ha raccontato in modo inconfutabile la verità sull'unificazione d'Italia e su come questa vicenda abbia mutato in peggio la condizione del Meridione. La sua proposta era senza dubbio poco convenzionale, e guardando i risultati del referendum separatista in Scozia, si è portati a dire utopica, irrealizzabile. Anche non accettando la sua proposta separatista non si può prescindere però dalla sua teoria sul colonialismo interno.
Chiunque aggiri l'argomento o si nasconda dietro frasi convenzionali come “ciò che è stato è stato, guardiamo al futuro”, lo sappia in anticipo, fa solo la figura del pagliaccio.

Autore: 
Lidia Zitara
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