Traffico di droga, scatta la confisca per i beni di Vincenzo Bruzzese

Sab, 11/10/2014 - 09:30

Nel corso della mattinata di ieri, in  Gioiosa Jonica (RC), i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Roccella Jonica e quelli della locale Stazione hanno dato esecuzione a un decreto di confisca di beni immobili, mobili e rapporti finanziari emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di Bruzzese Vincenzo, 47enne di Gioiosa Jonica, pregiudicato, ritenuto legato alla nota famiglia “Ursino”, attualmente ristretto presso la casa circondariale di Siracusa per il reato di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

In particolare, i beni oggetti di confisca, che ammontano a un valore complessivo di circa 350.000 euro ed erano stati già oggetto di sequestro operato dai Carabinieri il 13.7.2012 in ossequio ad analoga misura emessa dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, sono:

-      un appartamento sito in località Grotteria Mare (RC), intestato alla madre dell’uomo;

-      una villa a tre piani sita in località “Bernagallo” del comune di Gioiosa Jonica, intestata sempre alla madre del Bruzzese;

-      un fabbricato avente la superficie di mq 48,00, abusivamente costruito su un’area di pertinenza dell’immobile precedente;

-      l’autovettura Bmw serie 3, intestata alla coniuge dell’interessato;

-      un conto corrente bancario, intestato sempre alla coniuge, presso una banca di Roccella Jonica, con un saldo all’atto del sequestro di poco più di 9.000 €uro;

Col medesimo decreto, il Bruzzese è stato sottoposto, per 3 anni, alla Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno (posto che egli è ristretto in carcere, l’esecuzione del provvedimento è stata sospesa; inizierà all’atto della scarcerazione).

Il provvedimento è stato adottato in base alla normativa dettata dal D.Lgs. 159 del 2011 (Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia), il cui art. 24 prevede appunto la confisca dei beni sottoposti a sequestro per cui il titolare non possa dimostrare “la legittima provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulti essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato al proprio reddito, dichiarato ai fini delle imposte sul reddito, o alla propria attività economica, nonché dei beni che risultino essere frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego”.

Il decreto di sequestro prima e della definitiva confisca traggono origine da un’articolata indagine patrimoniale sviluppata dai Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica nell’anno 2011. I militari, esaminando attentamente il patrimonio del Bruzzese, già coinvolto in diverse inchieste dell’Arma[1], hanno accertato che detti beni potevano costituire il reimpiego dei profitti delle attività criminose da lui commesse, evidenziando altresì una netta sproporzione tra quanto ufficialmente dichiarato dallo stesso e il patrimonio nella disponibilità della famiglia.

 

[1] Diverse sono le inchieste giudiziarie riguardanti il traffico e spaccio di droga in cui è rimasto coinvolto il Bruzzese, tra le quali spiccano:

  • l’operazione “Tsunami 2”, sviluppata dal Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, che si concretizzava con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP DDA di Reggio Calabria il 28.3.2006 per il reato spaccio di sostanze stupefacenti;
  • l’operazione “Tsunami 3”, svolta dal medesimo Reparto, da cui scaturiva un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere per spaccio e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti;
  • l’operazione “Black & White” della Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, sfociata in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 2.10.2008 dal GIP di Reggio Calabria per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; 
  • l’operazione “CRIMINE 3” da cui scaturiva un’ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa il 6.7.2011 dal GIP di Reggio Calabria per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
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