Vergini, vecchie volpi e ritorni di fiamma

Dom, 18/06/2017 - 10:38
L’ondata di rinnovamento innescata dalle elezioni di domenica scorsa cambia il volto amministrativo di undici comuni della Locride. Abbiamo ripreso in mano le dichiarazioni e i programmi elettorali dei candidati per cercare di immaginare che futuro riserveranno i nuovi sindaci ai paesi che amministreranno nei prossimi cinque anni, provando al contempo a comprendere se la scelta dei cittadini sia stata davvero la migliore possibile.

La tornata elettorale della scorsa domenica si è conclusa con il rinnovo di undici consigli comunali della Locride. Nel nostro comprensorio, dei 27.231 elettori chiamati alle urne, hanno risposto presente in 15.389, ovvero il 56,1% degli aventi diritto, che hanno deciso in quattro casi di rinnovare la fiducia ai sindaci uscenti, in due di affidarsi a candidati ripresentatisi a diversi anni di distanza dal loro precedente mandato, in tre di eleggere concittadini che non avevano mai ricoperto la carica di sindaco e in altri due giovani che non avevano mai rivestito alcun ruolo partitico.
All’esito delle votazioni il panorama politico della Locride risulta assai variegato ma, come già accaduto nelle ultime tornate elettorali che hanno riguardato il nostro comprensorio, viene confermata praticamente dappertutto la sfiducia nei partiti. Non è un caso, infatti, se l’unica lista “politica” presentatasi sul territorio in queste elezioni, ci riferiamo al PCI schieratosi a sostegno del candidato Domenico Romeo a Ferruzzano, a discapito del programma elettorale curato e lungimirante, sia stata sonoramente sconfitta dalla civica Spighe di Grano capitanata da Domenico Silvio Pizzi. Anche a Caulonia, paese in cui la civica Città Futura nascondeva nemmeno troppo velatamente l’ispirazione politica del PD a sostegno di Caterina Belcastro, l’odore di lista partitica ha fatto sudare freddo fino all’ultimo la consigliera metropolitana, che ha vinto di misura su un Francesco Cagliuso di fatto sconfitto dalla mancanza in lista di uno scopellitiano di razza come Domenico Campisi, che ha racimolato senza fatica mezzo migliaio di voti che lo rendono il vero vincitore della tornata elettorale cauloniese.
Non si può che accogliere con favore il rinnovo delle cariche di Stefano Marrapodi a Caraffa del Bianco e di Rocco Luglio a Portigliola. I due sindaci uscenti, infatti, hanno dimostrato di avere molta più contezza delle condizioni dei propri paesi rispetto a quella dimostrata dai rispettivi avversari, concentratisi spesso solo su problemi di facciata senza che venissero avanzate proposte concrete dalle quali ripartire come pure si pretendeva di dimostrare durante la campagna elettorale. Discorso differente, invece, per il rinnovo della cariche di sindaco di Felice Valenti a Bivongi e Antonio Condemi a Placanica. Nel primo caso, infatti, l’impegno di piazza messo in campo da Franco Carnovale avrebbe meritato molta più considerazione da parte dei cittadini, che pure hanno preferito affidarsi nuovamente al comunque buon programma di un Felice Valenti chiuso nelle “quiete stanze” durante tutto il periodo elettorale. A Placanica, invece, benché la lista con la quale si è ripresentato il primo cittadino uscente dimostrasse di avere grande polso della situazione, l’avversario Gerardo Clemeno, nonostante la giovane età ha presentato, assieme alla lista Riattiviamo Placanica, un programma che andava direttamente al nocciolo dei problemi del paese. Visto il valore pressoché equivalente dei due candidati, dunque, potremmo dire che a Placanica hanno vinto i conservatori, considerato che i cittadini hanno preferito dare la vittoria all’usato sicuro Clemeno piuttosto che tentare l’azzardo di un candidato giovane che ci auguriamo si possa rifare tra cinque anni.
Anche a Ciminà entrambi i candidati avevano dimostrato di essere pienamente consapevoli di che cosa servisse al borgo nel prossimo futuro, ma la stanchezza malcelata del vicesindaco uscente Nicola Polifroni è stata determinante per la vittoria della compagine guidata dalla giovane Giusy Caruso, che ha dimostrato di avere grande lungimiranza nell’affermare di voler ripartire da quanto di buono è stato fatto dal suo predecessore Domenico Polifroni. Visto l’insolito clima elettorale disteso, l’auspicio è che il collaborazionismo delineatosi in queste settimane possa permanere invariato, garantendo alla Caruso di trovare nell’opposizione, spesso composta da membri con maggiore esperienza, dei mentori in grado di agevolare la sua azione amministrativa.
Anche la sfida di Antonimina, conclusasi con la vittoria di Luciano Pelle sul sindaco uscente Antonio Condelli non può che essere accolta con favore. Scriviamo insieme nuove pagine ha infatti dimostrato di voler cambiare il volto del paese “avvicinandolo” al resto del comprensorio. A differenza di quanto annunciato dal sindaco Condelli, che contava di amministrare durante i prossimi cinque anni proprio come aveva fatto durante gli scorsi cinque e si sentiva forte del fatto di aver già sconfitto il suo avversario nel 2012, Pelle ha dimostrato di aver pensato a lungo a un programma elettorale che rendesse Antonimina nuovamente importante agli occhi della Locride, facendosi promotore di un progetto di messa in rete delle eccellenze comprensoriali che gli (e ci) auguriamo di vedere realizzato. L’ascolto dei giovani, i servizi all’avanguardia e il recupero della storia del borgo sono solo alcuni degli aspetti promossi dal nuovo sindaco che, più di ogni altro si distingue, piuttosto, per una visione programmatica del futuro che preghiamo i vertici dell’Assocomuni di ascoltare con grandissima attenzione.
Particolarmente significativa è stata la tornata elettorale di Bovalino: dopo un periodo di commissariamento all’apparenza interminabile, la sfida a tre tra Alessandra Polimeno, Vincenzo Maesano e Francesco Gangemi ha attirato il 67,8% degli elettori, che hanno dimostrato grande oculatezza nello scegliere il programma stilato dal candidato del Movimento Politico-Culturale Agave. L’onnipresenza in piazza del gruppo a sostegno di Maesano, che negli ultimi anni si è confrontato ciclicamente con i cittadini, ha garantito una visione di insieme sulla quale poggia un programma curato in ogni dettaglio, differentemente da quanto fatto dagli avversari. Considerato il legame che intercorre tra la Polimeno e Franco Crinò, consigliere (nemmeno troppo) occulto della campagna elettorale priva di frutti della candidata di Nuova Calabria, consiglieremmo al senatore, che potrebbe essere indicato come il vero sconfitto dell’elezione bovalinese, di prendere a esempio gli avversari durante i prossimi impegni elettorali.
Staiti, paese nel quale si è candidato più del 10% della popolazione (28 candidati in tre liste per 275 abitanti), è stato teatro di una situazione davvero singolare: ci riferiamo non tanto alla vittoria di Giovanna Pellicanò sulla compagine guidata dal sindaco uscente Antonio Principato, quanto al fatto che la lista a sostegno di Fortunata Fosso non solo ne esce sconfitta, ma senza nemmeno un voto! Quanto mai saranno odiosi i candidati di Unità per Staiti per non avere ottenuto il voto nemmeno delle proprie famiglie e, addirittura, per non essersi votati tra loro?!
Chiudiamo con Grotteria: il paese fino alla scorsa settimana guidato da Salvatore Leoncini si garantisce continuità amministrativa grazie all’elezione di Vincenzo Loiero che, a discapito della sua natura di politico di razza, non ha dimostrato, a nostro parere, alcuna visione prospettica per la propria città d’origine. A differenza di entrambi i suoi avversari, in particolare Raffaele Lupis, che aveva ammesso con molta franchezza che il centro verserebbe in condizioni così disperate da fargli ritenere la sua eventuale gestione una semplice parentesi verso una rinascita troppo lontana, durante la campagna elettorale Loiero ha dato l’impressione di essere un estraneo in casa propria e di ritenere sufficiente proseguire la politica del suo predecessore per barcamenarsi fino alla fine del mandato. Siamo certi che questa impressione verrà smentita con il tempo e che la scelta di Grotteria non sia stata esclusivamente di “pancia”, ma dubitiamo che i primi 100 giorni possano imprimere al borgo quella svolta auspicata dagli altri candidati e dal resto della popolazione.
Forse Lupis e Arena avrebbero dovuto pensare a una “larga intesa”…

Autore: 
Jacopo Giuca
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