È una mattina fredda di febbraio quando bussiamo all’azienda di Arturo Pratticò. Il suo ufficio, a ridosso della statale 106 ad Africo, è vivace ed accogliente. Sugli scaffali in legno svettano passate di pomodoro, pelati, conserve di peperoncini, e frullati di bergamotto: anticolesterolo, quest’ultimi. Vogliamo sapere tutto su questo oro dell’agricoltura calabrese, che apre l’epoca storica del viaggio verso la catena industriale di altri territori. Voi ci date la materia prima e noi la trasformiamo, questa era la filosofia nordista. E ci si consolava: come natura crea, Cirio conserva. Agricoltori per sempre, insomma. Arturo Pratticò, gioviale, sorridente, sicuro di sé e non timido verso l’avvenire, ci dice che i tempi dei canonici di legno sono finiti. Ma davvero? "Noi Pratticò, mi riferisco a mio padre e a mio zio, abbiamo messo piede ad Africo negli anni Cinquanta del Novecento. Acquistammo, prima che il paese sorgesse, i terreni dalla principessa di Caraffa. Negli anni Sessanta impiantammo le prime le serre di pomodori, che ebbero sbocco positivo al nord Italia”. Gli occhi di Arturo Pratticò si illuminano. Vede ancora i rossi pomodori che imporporarono il Nord. Vede i i pomodori rossi impallidirsi. Sui mercati irrompevano i pomodori del NordAfrica, a prezzi stracciati. “Rischiammo di chiudere. Era il 2004”. Arturo guarda il figlio Filippo, il futuro dell’Azienda, e, ora, fuor di pelago alla riva, dice: “Decidemmo di romperci le gambe. Decidemmo, cioè, di passare dal commercio del pomodoro fresco al commercio del pomodoro in vetro per via artigianale: passata di pomodoro, pelati, salse. E fu la nostra fortuna”. “Basata sui prezzi in meno rispetto alla Cirio e alla Mutti?”. Arturo Pratticò, con il disciplinato e intelligente figlio a fianco, ci sorprende: “Troppo facile e anche troppo rischioso puntare su prezzi concorrenziali. La gente vuole prodotti di qualità. E noi abbiamo affrontato le case madri del pomodoro sul terreno della qualità, offrendo i loro stessi prezzi. Con l’unica variante che noi mettiamo sul mercato i nostri prodotti in vetro e non in lattine. Le quali aumentano la capacità acidula del pomodoro”.
Non c’è che dire. La caparbietà al servizio di un’idea giusta, forte della consapevolezza che la qualità del prodotto non avrebbe avuto concorrenza. Come? “I pomodori, colti a giusta maturazione, selezionati e puliti a mano, trasformati entro le prime sei ore dalla raccolta in pelati e salse, senza ricorrere a conservanti o antiossidanti, sfruttando i principi attivi della natura stessa”. Significa? “Significa che siamo l’unica azienda in Italia, in Europa, in Asia a lavorare il pomodoro con solo lo 0,05% di sale. Praticamente senza sale, che è il demonio della salute”.
Avventurosi, avventurieri, chiediamo, pensando il passato della Calabria che vide sepolta l’esperienza della Locretta e del sapone Scala? “Intanto, l’azienda offre lavoro a più di trenta dipendenti stagionali. I primi passi sono stati non facili. Ma dopo le prime fiere nel 2005, la nostra azienda si è aperta ai mercati di Torino, Bologna, Milano, Bolzano, imponendosi nei supermercati tedeschi e nei ristoranti di Australia, Belgio, Olanda”. E scientificamente? “L’Unical di Cosenza ha voluto studiare il prodotto, e le analisi in laboratorio hanno confermato la presenza di microelementi autoctoni. Un patrimonio genetico che il terreno sul mare, il contatto con l’acqua salmastra e il sole hanno impresso indelebile sulle produzioni. Pomodori San Marzano, ottimi anche nel prezzo, perché privi di spese di viaggio”.
Noi non vogliamo essere discepoli di San Tommaso. Siamo ad Africo, terra di lavoro. Basta la parola. Arturo Pratticò insiste. Apriamo un barattolo di pomodori, sentiamo l’odore, assaggiamo. Ricordi di una nonna e di una mamma alle prese con la preparazione di bottiglie e pelati riemergono. Poi la pioggia, e un vento gelido ci riportano nell ‘Azienda. Appena in tempo, perché al giornale ci attendono, per ascoltare la richiesta di Arturo Pratticò: “Dovete scrivere il servizio dopo avere assaggiato pelati e passata”. Il figlio Filippo, saggio più di quanto i suoi anni consentano, si mette le mani ai capelli per questo padre, che mescola Galileo tra i pomodori profumati. Che, insomma, domanda il metodo sperimentale. Di cui non hanno avuto bisogno i mercati che hanno accolto pienamente i prodotti dell’Azienda Pratticò. Bravo don Arturo, anche per lui Africo s’affaccia in Italia e in Europa con il volto civile di paese laborioso.