Tutti cantano sanremo?

Lun, 06/02/2017 - 19:59

Premetto che non sono un giurista ma, semplicemente, un cittadino con, come direbbe Camilleri, gli zebedei gonfi per i soprusi di alcuni furbetti.
Analizzando i compensi dei vertici Rai, sono rimasto stupito nel leggere che , per esempio, il Sig. Antonio Campo Dall'Orto, Direttore Generale dal 2015, guadagna € 650.000. Ritenendo la Rai pubblica, ho pensato ad un probabile refuso. Infatti, era aprile 2014 quando il governo Renzi varava la cosiddetta “norma Olivetti”: un amministratore delegato può guadagnare al massimo dieci volte più di un suo dipendente. Si fissava, quindi, un tetto di € 240.000 per i manager della Pubblica Amministrazione. Ma, mi sono chiesto, la Rai non è pubblica? Mi sbagliavo. La Rai, giusta la legge 3/5/2004 n. 112 ( nota come legge Gasparri, nostro parlamentare essendo stato eletto in Calabria come la Bindi, Scipiloti ed altri che non ricordo in quanto fugaci meteore) è una Spa. Quando la legge venne promulgata, dal perimetro delle società a partecipazione pubblica sottoposte agli obblighi erano uscite quelle quotate in borsa e le società che emettevano obbligazioni (ovvero, chiedevano prestiti) sul mercato. Dovendo competere sul mercato era giusto che scegliessero i manager migliori eventualmente pagandoli di più senza vincoli, era il ragionamento. Questo escluse dal computo all’epoca Eni, Enel, Finmeccanica e le Ferrovie dello Stato. Ma non la Rai. A questo punto – sorpresa sorpresa! – la Rai nel maggio 2015 avvia il collocamento di un bond da 350 milionii. Quindi, anche la Radiotelevisione Italiana rientra nel novero delle aziende che sono escluse da qualsiasi effetto del cambio di legge! Pur trovandosi in una situazione oggettivamente diversa da quella dei suoi concorrenti, visto che percepisce un canone. È quindi tutto in regola. Come ogni fregatura che si rispetti! Il risultato è che oggi, dopo un paio d’anni, il ministero guidato da Pier Carlo Padoan si ritrova in pancia azioni di una trentina di partecipate. Di queste, sono quasi dieci, una su tre, quelle che (legittimamente) sforano il limite dei 240mila euro lordi all’anno. Basta scorrere l’elenco delle società partecipate dal ministero dell’Economia per comprendere l’entità del bluff. Tutti i pezzi più pregiati nelle mani del Tesoro obbediscono a regole di mercato e non hanno l’obbligo di rispettare i vincoli per le retribuzioni fissati dall’esecutivo. E, con l’ondata di privatizzazioni in arrivo, questo fenomeno è inesorabilmente destinato ad allargarsi. Facendo qualche conto, allora, una società del ministero del Tesoro ogni tre ha trovato scappatoie. A rispettare il tetto sono praticamente solo i fratelli minori, società come Consip, Invimit, Sogei, Eur spa, Invitalia. Anche se nei prossimi anni questo perimetro potrebbe progressivamente allargarsi: la moda delle obbligazioni, infatti, potrebbe coinvolgere altri. Ritornando alla Rai, nonostante Carlo Conti continui a dire, per giustificare i 650.000 euro che percepirà per il festival, che l'azienda avrà un ritorno economico di gran lunga superiore, la Rai si avvia a chiudere il prossimo bilancio con un rosso di 70 milioni di euro, nonostante una valanga di soldi in più dal canone in bolletta. Poi, con la nuova governance Rai, il direttore generale è un amministratore delegato che non deve più passare, per ogni decisione, dal consiglio di amministrazione. Può nominare i dirigenti senza il parere di nessuno, anche se per le nomine editoriali deve ancora passare del cda, ora CDO (acronimo per Campo Dall'Orto). Inoltre, per statuto, assume, nomina, promuove e stabilisce la collocazione anche dei giornalisti, su proposta dei direttori di testata, firma contratti fino a 10 milioni di euro e ha massima autonomia sulla gestione economica dell'azienda. Leggendo la lista, sono rimasto particolarmente impressionato da tre casi. Il primo Lorenza Lei (la compagna comunista che, responsabilizzata nel Giubileo 2000 è stata folgorata sulla strada BABE – cardinali Bagnato e Bertone – entrando nelle loro grazie - già Amministratore Delegato con € 550.000), attualmente “ alle dirette dipendenze del DG ( vi prego di non malignare) con uno stipendio di 244.000. Il secondo Carmen Lasorella (sono bona, sono bella, sono Carmen Lasorella) che, nonostante non abbia un incarico determinato) continua a percepire € 205.000) Il terzo caso è molto “umano”. Ricordate le lacrime di pentimento di Pietro Marrazzo? Ebbene, poiché il DG ha un cuore, lo ha mandato nel posto più idoneo e confacente; al Muro del pianto di Gerusalemme, con uno stipendio di € 244.000. Invece di chiamarla MAMMA RAI si dovrebbe chiamare MANNA RAI! Campo Dall’Orto ha annunciato che “non ci saranno i contratti delle star Rai” tra quelli pubblicati nell’operazione trasparenza di Viale Mazzini: “La norma tiene fuori i contratti artistici, non per fare uno sconto agli artisti, ma per una questione di competitività in un mercato che li pone al centro"! Ed ora perdonatemi. Se penso che sabato 11 Carlo Conti calerà il sipario sul festival di Sanremo, sono pervaso da una profonda mestizia. Come farò, come faremo a sopravvivere? Ma abbiate fiducia; ritornerà Ballando con le stelle. Per rimanere in tema: che Dio ci aiuti!

Autore: 
Tonino Carneri
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